Il trasporto pubblico dopo il Referendum

Grandissima è stata in molti la delusione per l’esito del referendum, con l’affluenza ferma al 16%. Ma analizziamo in maniera critica la situazione, perché se una cosa è sicura, è che a nessuno va bene la situazione attuale.

A Roma ben il 65% degli spostamenti avviene con auto o scooter privati, e la percentuale è in aumento, con grandissima sofferenza per la mobilità cittadina.

Con il 35% scarso che usa i mezzi pubblici, già in partenza il quorum del 33% era un obiettivo molto difficile da raggiungere, e a questo si è aggiunta la scarsissima campagna informativa da parte del Comune, oltre alla poco stimolante impostazione politica e semplicistica su di un tema tanto delicato. All’utente infatti non interessa se l’autobus che arriva alla fermata è gestito da un contratto frutto di una gara oppure no. All’utente interessa che l’autobus passi con regolarità e puntualità, che viaggi su un percorso fluido e che sia confortevole. E questo a Roma non avviene, né col pubblico ATAC né col privato RomaTPL.

La produzione di superficie infatti sprofonda sempre più in basso. Per ATAC il numero dei bus circolanti è in continua diminuzione, una gara per acquistare 320 autobus nuovi è andata deserta, l’acquisto di ripiego di 227 bus tramite piattaforma Consip presenta forti incognite, perché la Ditta fornitrice (Industria Italiana Autobus) è in forte crisi ed il suo futuro è tuttora incerto. Il livello di servizio è sceso ormai sotto all’80% ed è in costante calo.

Per il privato RomaTPL la situazione è forse anche peggiore di ATAC, visto che fa servizio, con meno bus e a volte in via quasi esclusiva, nelle estese periferie romane. La produzione attualmente è molto al di sotto di quanto previsto a contratto, con un forte calo iniziato circa a Maggio di quest’anno, e solo un lieve recupero dopo l’estate. Il contratto con il Comune è scaduto a Maggio, poi prorogato di 6 mesi fino a fine Novembre. La Giunta, già in ritardo di oltre 1 anno e ½, ha pubblicato solo il 22 Novembre il bando per la nuova gara. Massima segretezza da parte del Comune su come coprirà il servizio fino ai primi mesi del 2020, l’unica certezza è che resterà in mano a RomaTPL.

Così non può andare avanti, referendum o no.  Il futuro è comunque segnato, la Legge Madia (Legge 96/2017) prevede penalizzazioni incrementali a partire già dal 2020 per chi non ricorre alle gare, e per Roma può significare fino a 90 Milioni€ in meno all’anno dal Fondo Nazionale Trasporti. ATAC va risanata al più presto per permetterle in futuro di essere competitiva, mentre si deve da subito iniziare ad attuare una progressiva apertura verso i privati per coprire le quote scoperte di servizio. ATAC infatti in 10 anni ha perso ben il 30% dei km offerti in superficie. Per recuperare questa produzione persa, una valida ipotesi potrebbe essere di continuare a mantenere ATAC sull’attuale livello produttivo di 80 MilioniKm, e mettere a gara in 4 lotti altri 70 MilioniKm, di cui:

30 MlnKm sono già gestiti dal privato RomaTPL (e saranno suddivisi in 2 lotti dal 2020)

20 MlnKm sono la mancata produzione di ATAC rispetto al contratto di servizio

20 MlnKm ulteriori come investimento minimo necessario per incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico.

Gli investimenti avranno un ritorno in termini di minor traffico, maggiore velocità dei mezzi, minore inquinamento atmosferico, minor numero di incidenti stradali, minori esigenze di manutenzione stradale.

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