Europee, tutte le informazioni sul voto in un unico sito Ue

Europee, tutte le informazioni sul voto in un unico sito Ue

Il Parlamento europeo lancia elezioni-europee.eu Roma, 25 gen. (askanews)

A quattro mesi dalle elezioni europee, il Parlamento europeo ha lanciato un nuovo sito web che spiega come votare in ogni Stato membro o dall’estero. La versione italiana del sito è https://www.elezioni-europee.eu/ Il sito web è stato progettato per aiutare le persone a trovare tutte le informazioni rilevanti di cui hanno bisogno in un`unica piattaforma. È la prima volta che il Parlamento europeo offre uno strumento di questo tipo per consentire a tutti di far valere il proprio voto alle elezioni europee. Le regole di voto nazionali per ciascun paese sono spiegate in formato Q&A (domande e risposte) e comprendono informazioni sulla data delle elezioni, i requisiti di età richiesti per votare, i termini di registrazione, i documenti necessari per iscriversi al voto, nonché le soglie per i partiti politici, il numero totale di deputati da eleggere per Paese e gli indirizzi web delle autorità elettorali nazionali. Il sito web fornisce risposte su ciascun Paese dell’UE nella lingua o nelle lingue ufficiali di quel paese e in inglese. Il sito web offre informazioni anche su come votare dall’estero (da un altro paese dell’UE o da un paese terzo) o per delega. Ciò potrebbe essere particolarmente importante, ad esempio, per i circa 3 milioni di cittadini dell’UE che risiedono nel Regno Unito. Il sito web contiene anche una sezione “domande e risposte” sul Parlamento europeo, sui candidati principali e su cosa succederà dopo le elezioni, la possibilità per i cittadini di essere coinvolti attivamente nella campagna di informazione sulle elezioni, una sezione con notizie relative alle elezioni dal sito web principale del Parlamento, un link alla pagina dei risultati elettorali, link ai siti web dei gruppi politici del Parlamento europeo e dei partiti politici europei. Red/Bea 251418 gen 19

https://www.elezioni-europee.eu/?fbclid=IwAR2hp2cSaqfxRfdWnS-_mCqj4rxL1_4KV4fvuNWZhX06rfHRg0WlCtYPa5c

Così la Ue ha salvato due perle della natura polacca

La torbiera del fiume Rospuda e Bialowieza, la foresta più antica d’Europa, sarebbero potute andare distrutte se nel 2004 Varsavia non fosse entrata nell’Unione. Solo grazie all’intervento del Parlamento, della Commissione e della Corte di giustizia europea, il Paese è riuscito a salvarle entrambe

di ADAM WAJRAK (GAZETA WYBORCZA), traduzione di MARCO VALENTI

Il link all’articolo di Repubblica:

https://www.repubblica.it/dossier/esteri/eu4you-europa-progetti-parlamento-ue/2019/01/25/news/polonia_cosi_la_ue_ha_salvato_la_valle_del_fiume_rospuda_e_bialowieza_la_foresta_piu_antica_d_europa-217469647/amp/?__twitter_impression=true&fbclid=IwAR3lgl0tOzjjheilTUn27BdwfGMCK7w3KVVkoa0YcsyYloBb-Fcw4KoHNBY

Molti errori ma il futuro è l’Europa

Molti errori ma il futuro è l’Europa

–di 

02 gennaio 2019

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Francoforte. 1° gennaio 1999 (Ansa)

Vent’anni è un periodo di tempo troppo breve per commentare la storia di un grande evento ma è anche un periodo troppo lungo per ricordarne tutti gli aspetti più significativi.

Questa regola vale anche per i vent’anni dell’Euro. Pochi oggi ricordano come l’Italia fosse allora quasi unanime, cosa rara nel nostro paese, nel volere entrare nel gruppo delle nazioni che intendevano adottare la nuova moneta. E che per raggiungere quest’obiettivo, avesse accettato l’imposizione dei necessari sacrifici con un’imposta straordinaria, poi restituita nei termini previsti: un’imposta chiamata quasi provocatoriamente «tassa per l’Europa».

Pochi ricordano la condivisa approvazione e il senso di orgoglio collettivo con cui fu accolto il nostro ingresso nell’Euro e quasi nessuno tiene conto di come si abbassò subito il tasso di interesse e il livello di inflazione, per cui si accesero mutui con un costo pari a un terzo di quello precedente. Di conseguenza cessarono subito le continue svalutazioni che erano state messe sotto accusa dai partner europei, non più disposti a sopportare i nostri comportamenti. Ben pochi oggi ricordano come fu ricevuto con generale approvazione il tasso di cambio ottenuto nei negoziati per l’entrata nell’Euro: novecentonovanta Lire per Marco. Un risultato vicino all’obbiettivo da tutti ritenuto ideale di mille lire per Marco, così da rendere la nostra economia più concorrenziale possibile di fronte a quella dei nostri partner europei, molti dei quali infatti ritennero che era stato fatto un regalo eccessivo all’Italia. E nessuno forse ricorda come l’adozione della nuova moneta sia stata accompagnata da rigorose regole di comportamento che obbligavano a rendere pubblico il listino dei prezzi dei beni sia in lire che in Euro e che prevedevano la costituzione di comitati provinciali deputati all’analitico controllo dei prezzi stessi. Ovviamente nessuno ricorda che il governo di centro-destra, a cui spettava l’obbligo di mettere in atto queste misure, non le volle affatto adottare, permettendo così un immediato e ingiustificato aumento dei prezzi che, è bene sottolineare, non riguardò soltanto il caffè al bar ma la generalità dei beni e dei servizi a cominciare, con mia grande sorpresa e disappunto, dal prezzo dei giornali. E, per finire con i ricordi, è opportuno sottolineare che questo ingiustificato e fraudolento rincaro sia avvenuto solo in Italia e in Grecia, mentre negli altri paesi entrati nell’Euro, i nuovi prezzi sono stati fissati seguendo in modo aritmetico il rapporto di cambio fissato.

Questa è stata una delle cause che ha fatto progressivamente mutare il giudizio di molti italiani sulla moneta unica: un cambiamento dovuto non all’Euro ma al modo in cui la sua applicazione è stata messa in atto in Italia. Il progredire dei successivi giudizi negativi si basa soprattutto sul fatto che l’aumento del PIL dei paesi che hanno adottato la nuova moneta è stato inferiore non solo alla crescita media mondiale ma anche a quella dei paesi a più alto livello di reddito come gli Stati Uniti. Un fatto incontrovertibile soprattutto negli ultimi dieci anni. Un fatto tuttavia non attribuibile all’Euro ma al cambiamento della leadership politica europea. Tutti infatti sapevano che una moneta comune doveva essere accompagnata da una politica economica comune. Più volte lo feci presente ai partner europei e ricordo la risposta del cancelliere tedesco Helmut Kohl che replicava: «Tu sei italiano e dovresti sapere che Roma non è stata fatta in un giorno», impegnandosi con questo alla successiva messa in atto di tutte le misure necessarie per fare crescere ed irrobustire l’Euro. Non è stato così. L’Unione Europea ha progressivamente visto prevalere gli interessi nazionali, rappresentati nel Consiglio Europeo, sugli equilibri sovranazionali faticosamente so sostenuti dalla Commissione. Non dobbiamo perciò sorprenderci che la forza degli interessi nazionali si sia tradotta nel dominio dei paesi più potenti, tra i quali l’Italia non ha trovato posto a causa del suo debito pubblico. Da un lato quindi abbiamo sofferto per una sciagurata politica di austerità, che ha adottato le regole di Maastricht in modo “stupido” (come ho più volte ripetuto ricevendo valanghe di insulti) e, dall’altro, i guai si sono moltiplicati per effetto di una politica italiana che pensava si potessero ignorare totalmente queste regole, mentre era invece possibile tenerne conto pur nel rispetto dei nostri interessi. Anche se non è forse carino, vorrei infatti ricordare che proprio dieci anni fa, quando lasciai il governo, eravamo riusciti a diminuire il nostro rapporto fra debito e PIL fino al livello di quello che ha oggi la Francia. Sarebbe stato almeno possibile non lasciarlo crescere fino al punto di essere considerati il ventre debole dell’Europa.

Il giudizio della storia sull’Euro non potrà essere evidentemente confinato in una prospettiva solo italiana. Gli avvenimenti successivi, soprattutto quelli degli ultimi anni, ci dimostrano che senza il pilastro della moneta unica (accompagnata naturalmente da una politica economica altrettanto unica) noi europei non avremo alcun futuro. Lo strapotere del dollaro e l’ascesa della Cina ci stanno semplicemente emarginando. A vent’anni dalla sua introduzione l’Euro rimane quindi una condizione fondamentale per la nostra sopravvivenza economica e politica. Una condizione per avere ancora un ruolo nella storia. All’inizio del nuovo anno ci auguriamo quindi che i nostri governanti siano in grado di interpretare la storia che incombe su di noi.
Economista, due volte premier italiano ed ex presidente della Commissione europea

 

 

Movimento Federalista Europeo

Il Movimento Federalista Europeo venne fondato a Milano il 27-28 agosto 1943 da Altiero Spinelli e da altri antifascisti, tra i quali Ernesto Rossi e Luciano Bolis, presso la casa di Mario Alberto Rollier.
Il federalismo europeo si fonda sui principi contenuti nel Manifesto di Ventotene.
I suoi obiettivi si fondano sul principio dell’abbandono della sovranità nazionale per conseguire e garantire la pace e il benessere. Per arrivare alla creazione della federazione europea il ruolo della politica deve agire su due piani, l’avvicinamento dei cittadini all’Europa e alle sue istituzioni, e la valorizzazione delle Regioni.
Il federalismo europeo deve, dunque, portare alla totale cessione della sovranità dagli stati membri alle istituzioni europee, arrivando ad una Federazione europea che deve godere di personalità giuridica internazionale, e di un’autonomia nella politica estera, di difesa e nell’economia comune.

federalismo europeo

 

Altiero Spinelli

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Altiero Spinelli nasce a Roma il 31 agosto 1907. Dopo i primi anni passati con la famiglia nella città brasiliana di Campinas, dove il padre, laico e socialista, era vice console, nell’estate del 1912 rientra a Roma, e qui frequenta le scuole e si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza all’Università “La Sapienza”.
Nel 1924 si iscrive al Partito Comunista divenendo il leader della “Cellula Trionfale”. Per sfuggire alla polizia si trasferisce a Milano dove viene arrestato nel giugno del 1927, dal tribunale speciale viene condannato a sedici anni e otto mesi per cospirazione contro i poteri dello Stato. Sconterà 10 anni di carcere per alcune amnistie parziali di cui ha beneficiato. Al momento del rilascio viene inviato per sei anni al confino, prima a Ponza (dal 1937 al 1939) e poi a Ventotene, dove scrive il Manifesto di Ventotene.
Durante gli anni del carcere matura il distacco dal Partito Comunista da cui verrà espulso nel 1937 con l’accusa di minare l’ideologia bolscevica.
Spinelli viene liberato dopo l’arresto di Mussolini.
Ad agosto del 1943 fonda il Movimento Federalista Europeo, trasversale ai partiti politici. Vedendo la catastrofica situazione in cui versava l’Europa in guerra, Spinelli, aveva maturato la convinzione che nel consesso mondiale solo un’Europa federale poteva riappropriarsi di un ruolo da protagonista.
Altiero Spinelli è stato membro della Commissione europea dal 1970 al 1976, nel 1970, il presidente della Commissione Europea, Franco Maria Malfatti, nomina Spinelli Commissario Europeo per gli Affari Industriali, per la Ricerca Generale e la Tecnologia, e per il Centro Comune di Ricerca.
Nel 1976 si presenta alle elezioni italiane per la Camera dei Deputati come indipendente di sinistra nelle liste del PCI e viene eletto, e confermato nella successiva legislatura.
Negli stessi anni, è eletto componente della rappresentanza italiana al Parlamento Europeo.
Nel 1979 è eletto, sempre come indipendente nella lista del PCI, al primo Parlamento Europeo ad elezione diretta, venendo riconfermato nel 1984.
È morto in una clinica romana il 23 maggio 1986.

IL MANIFESTO DI VENTOTENE

Abbiamo deciso di raccontarvi in pillole la storia dell’Unione Europea. Parlare di storia non significa solo raccontare il passato, significa dare gli strumenti per comprenderlo e comprendere il presente. La storia ci fornisce utili indicazioni per rispondere alle domande di oggi.

Per raccontarvi la storia politica dell’Unione Europea ci affidiamo alla pagina facebook di AICCRE Lazio (Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa – federazione del Lazio) che ha cominciato un percorso di racconto dell’Europa che ci è parso interessante e che vogliamo condividere.

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Il Manifesto di Ventotene fu stilato nel 1941 da Altiero Spinelli con la collaborazione di Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni con il titolo “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”.
In quegli anni Spinelli era stato confinato per motivi politici presso l’Isola di Ventotene in quanto antifascista.
Il Manifesto di Ventotene per Spinelli è la rivoluzione politica dell’idea di Europa, la necessità di superare la sovranità degli Stati per arrivare ad una Europa federata, una nuova democrazia, una vera e propria rivoluzione.